Armatevi e partite

Il capitolo sulle competenze avanzate degli infermieri in Emilia Romagna si arricchisce di due importanti episodi che si susseguono a breve giro…

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L’ennesimo capitolo delle vicenda competenze infermieristiche avanzate in Emilia Romagna ci regala due episodi memorabili in pochi giorni.

Per far capire bene di cosa stiamo parlando a chi legge per la prima volta sull’argomento riporto un breve riassunto. Breve per quanto possibile avendo tutto preso piede già dal 2009 quindi mettetevi comodi o passate oltre. Nel 2009 diverse realtà territoriali di Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e non solo continuavano a regolamentare l’utilizzo di farmaci ad opera di infermieri a bordo delle ambulanze senza medico. Si perchè la stampa ha tradotto tutta la vicenda come le ambulanze con soli infermieri a bordo, ma queste sono sempre esistite. Dagli anni 60 e 70 in moltissime realtà italiane le ambulanze partivano dagli ospedali con a bordo un autista ed un infermiere del pronto soccorso. La differenza dei giorni nostri è che, in virtù di una possibilità contenuta nell’art. 10 del DPR 27 marzo 1992, norma che istituisce il sistema 118 Italiano, agli infermieri veniva consentita la somministrazione in autonomia di terapie farmacologiche salvavita nell’ambito di protocolli stabiliti dal medico competente per quel servizio. Fino al 2009 però questo avveniva in modo pressoché deregolamentato ed appellandosi al c.d. stato di necessità.

Nel 2008-2009 iniziarono invece ad essere regolamentate quelle procedure e qui apriti cielo. Lo scontro che vide protagonisti gli ordini dei Medici di Parma e Bologna contro chiunque a loro dire si cimentasse in “invasioni di campo” si era definitivamente aperto e di questo ho scritto più volte con qualche dettaglio maggiore su nurse24.it nel 2015. Parma, è utile ricordare, da allora è rimasta l’unica provincia del nord Italia dove agli Infermieri è stato proibito l’utilizzo dei suddetti protocolli che riguardano soluzioni terapeutiche precoci in grado di fare la differenza tra la vita e la morte o, in moltissimi casi, a limitare l’entità di danni irreversibili.

Nel 2015 l’OdM di Bologna, nella figura del suo Presidente Giancarlo Pizza (tenete a mente questo nome), intraprese pesanti azioni disciplinari nei confronti di medici di tutta la regione che ricoprivano incarichi di direttori dei sistemi 118 provinciali o direttori sanitari di AUSL, colpevoli di aver autorizzato l’adozione dei protocolli infermieristici. Tutto infischiandosene dei numerosi esposti e ricorsi in opposizione a questi protocolli, che già Pizza aveva pacificamente perso dal 2009.

Nel 2016, allo scopo di fermare questa sorta di pulizia etnica ma anche e soprattutto per uniformare a livello regionale e chiarire definitivamente la questione protocolli, l’assessorato regionale alla Sanità dell’Emilia-Romagna e quindi l’assessore Sergio Venturi emana una delibera Regionale dove vengono ufficializzati i suddetti protocolli.

Giancarlo Pizza

Sarebbe potuto finire tutto qui ma Pizza non demorde, e rilancia. Il 30 novembre 2018 si riunisce nottetempo il consiglio disciplinare dell’OdM di Bologna e decreta la definitiva radiazione dall’Ordine dell’assessore Sergio Venturi. C’è un grande assente quella notte. É Giancarlo Pizza, il presidente che per anni ha portato avanti questa battaglia, manca misteriosamente una tappa fondamentale della guerra hai protocolli. Il mistero si infittisce perchè se anche fosse stato impedito da un motivo di salute o un impegno improrogabile, poteva semplicemente spostare la decisione che non rivestiva apparentemente carattere di urgenza in quel momento.

La pochezza della situazione verrà definitivamente certificata dall’intervento del M5S ad opera del Bolognese braccio destro di Casaleggio e Grillo vicino anche a Di Maio, Massimo Bugani ma questo non merita neppure approfondimento. Vi lascio leggere la genialità al potere così che possiate giudicare da soli:

Post FB di Massimo Bugani del 1 dicembre 2018 (prima stesura)

Tornando a Pizza, sarà stato consigliato da un bravo avvocato? questa ipotesi è già più probabile visto che dei 12 presenti in commissione, i 9 che hanno votato e deliberato la radiazione di Venturi sono stati tutti rinviati a giudizio per abuso d’ufficio la settimana scorsa. L’unico che al momento non teme processi penali nonostante sia stato negli anni un oppositore, forse il più grande e determinato, ai protocolli è lui. Giancarlo. Che già in fase di indagine se la prende anche con i giudici presentando un esposto contro l’inchiesta sui nove medici allora indagati presso il competente Tribunale di Ancona.

Tutto in nome di una guerra di attribuzione di competenze. Un’assurdità dovuta al fatto che il travaso di competenze in sanità è una cosa normale. I primi infermieri dell’epoca moderna che operavano negli ospedali pulivano i pavimenti, preparavano il vitto, lavavano la biancheria ecc., mentre i medici arrivavano non oltre il prelievo di sangue o il cateterismo vescicale. Mano a mano che, grazie alla scienza e alla tecnica, la richiesta di competenza medica o infermieristica aumenta, le competenze più “basse” vengono trasferite ad altre categorie che nel tempo sono nate e/o si sono maggiormente qualificate.

Sergio Venturi durante il suo intervento a Riccione

Lo ricorda anche Venturi che, per una fortunata coincidenza, a soli 3 giorni dal rinvio a giudizio dei suoi inquisitori si trova a parlare come relatore nella giornata conclusiva del Consiglio Nazionale FIALS il 6 ottobre 2019 a Riccione. Venturi si toglie più di un sassolino dalla scarpa. L’intervento è durissimo e fa presente nei vari passaggi come, non solo sia necessario questo travaso di competenze, ma sia anche tardivo rispetto ai sistemi sanitari più avanzati. Se la prende con entrambi gli Ordini (Medici e Infermieri ndr) che continuano a farsi la guerra a distanza senza mettersi intorno ad un tavolo per dare una vera svolta all’organizzazione del SSN. Ne ha anche per i sindacati e spera nella freschezza dell’innovazione rappresentata dal neo-Ministro della Salute.

Speriamo che questa doppia evoluzione possa rappresentare un punto di svolta di una vicenda che obiettivamente, oltre ad aver assunto dei contorni umanamente e professionalmente disgustosi, non fa altro che frenare il miglioramento del nostro sistema sanitario e che impedisce da anni agli infermieri operatori del 118 di lavorare con la serenità che meriterebbe il compito assegnato.

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