Che fine ha fatto il capitano?

Il capitano tenta di galleggiare nell’informazione web-TV monopolizzata dall’emergenza coronavirus che da luce soltanto ad esperti ed a chi è seduto ai tavoli decisionali dai quali si è allontanato spontaneamente.

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Sembra sparito dai radar, ma in realtà tenta in tutti i modi di mantenersi sotto lo spettro visibile. Solo che non sa come fare a far parlare di sé e monopolizzare l’informazione a suo favore.

Il coronavirus sta devastando l’immagine lo ha pesantemente mazziato. Il bisogno di notorietà del felpomane non sembra trovare sbocco. Non è come con la nutella. In questo momento le chiacchiere stanno a zero e le persone vogliono continuamente notizie e aggiornamenti sulla situazione dagli esperti e da chi sta lavorando concretamente per l’emergenza.

Gli argomenti e cavalli di battaglia che tanto hanno fatto discutere, tutti i giorni, in confronto al dramma mondiale in corso, sono stati spontaneamente confinati a quello che realmente sono. L’ultimo dei problemi della società globalizzata. In questo momento nessuno conosce o a nessuno interessa della posizione geografica della Sea Watch 3 che probabilmente sta compiendo sempre salvataggi in mare.

Ci ha provato a cavalcare anche quest’onda del coronavirus ma con risultati deludenti. Prima si limitava a chiedere l’esatto opposto di Conte. Se Conte teneva aperto lui diceva di chiudere, se Conte chiudeva lui diceva di aprire e così via. Ma la situazione cambiava così repentinamente che i montaggi che poi sono girati sui social network hanno concretizzato plasticamente la gran figura di merda che questo avanti indietro dava chiaramente a vedere.

Quindi si è rifugiato nelle tasse, da sempre cavallo di battaglia della destra da mezzo secolo. Certo detto da chi fa lo gnorri sui 49 milioni di fondi illeciti della Lega non ancora restituiti suona come l’ennesima presa per il culo. Non basta e rilancia. Nessuno deve pagare niente. Non è sufficiente rimandare. Ma io e qualche altro milione di Italiani che stanno lavorando come i minatori Inglesi degli anni 30 a fine mese cosa mettiamo nella pentola? I video Facebook o gli applausi dal balcone? Anche questo argomento è chiaro che non attacca. Ci sono troppe persone che hanno ben chiaro il fatto che il loro stipendi e pensioni dipendono da sufficienti entrate fiscali e molti di questi che magari fino l’altro ieri gridavano #chiudiamoiporti e #primagliitaliani al solo pensiero di restare senza stipendio sarebbero disposti piuttosto ad andare divisi in gruppi a Porto Empedocle, Pozzallo e Licata a stendere red carpet.

Occorre il colpo ad effetto. Quello che si parli di lui nel bene o nel male. Quindi? Mentre tutti sono a casa mi faccio portare a spasso per Roma. Senza guinzaglio (va bene esagerare ma c’è un limite). Solo che, probabilmente, si sarà reso conto che a questo punto dell’emergenza anche gli #yesmaniloveyou #capitanoseigrande #dobbiamolavorareatuttiicosti lo avranno preso per un coglione.

La bestia arranca e cerca su google trends. L’argomento che tira di più nella Repubblica della curva sud correlato alle parole coronavirus o COVID-19 sono medici e infermieri. Gli eroi idolatrati da tutti (sarà curioso vedere fino a quando) in modo politicamente trasversale e che lo stanno indirettamente privando delle gradite adulazioni. Allora? Mascherina al collo, auricolari a mo di immunologo collegato via Skype, maglia color blu casacca da chirurgo e sfondo simil guardiola o studio medico di reparto. La bestia fa il nuovo capolavoro. Sipario e applausi.

Dal suo pulpito a invocare a gran voce di riaprire il parlamento perché bisogna mettersi a lavorare. Proprio lui. Lo fa anche se il parlamento, pur in misura logicamente ridotta, continua nella sua attività legislativa. Ma le limitazioni sembrano l’unico appiglio per buttare fumo negli occhi agli elettori quando gli argomenti scarseggiano. Anche se chi accusa si trova tra chi in passato è stato nel gruppo dei meno presenti in parlamento e spesso ha lottato per il primato.

Stiamo a vendere cosa avrà in serbo per noi questa carenza affettiva da qui alla fine dell’emergenza. Ormai non mi meraviglia più nulla e non mi meraviglierei neppure se una volta tornati alla normalità, un esercito di fans in cerca di eroi, non avendo più un motivo così evidente di adorare chi gli salva la vita, tornerà ad adorare chi li farà sentire quello che si credono di essere nei sogni.

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