Coronavirus. Quando Bill Gates metteva in guardia.

Già nel 2015 l’uomo più ricco del mondo divenuto filantropo e impegnato nella lotta alle epidemie di Ebola e malaria, metteva in guardia i governi sui rischi connessi alle infezioni virali nel contesto mondiale odierno.

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Dal post Facebook di Emilio Mola

E’ il 2015. Il 2015.
Bill Gates, fondatore di Microsoft, sale sul palco del Tedx di Vancouver e pronuncia queste incredibili parole:

“Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nei prossimi decenni è più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto che una guerra. Non missili ma microbi. Abbiamo investito tanto in armi, ma pochissimo in un sistema che possa fermare un’epidemia. E noi non siamo pronti per la prossima epidemia”.

“Pur avendo, se volessimo, tutte le tecnologie per farci trovare pronti”.

Bill Gates non è un veggente.
E’ un uomo che, divenuto il più ricco del pianeta, ha deciso di investire i suoi soldi, decine di miliardi di euro, per combattere le epidemie nel mondo: dalla malaria all’ebola.

Per questo conosce così bene il problema.
E sapeva e sa ciò che tutti sapevano e sanno.

E cioè che sul pianeta ormai siamo tantissimi, stiamo occupando sempre più spazi della natura aumentando la probabilità che viurs di animali si adattino all’uomo, e siamo tutti fisicamente connessi.
Che quindi le epidemie sono e saranno le piaghe del futuro.

Nel 2018, appena due anni fa, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in guardia i governi del mondo dal rischio di una epidemia alle porte chiamata nel documento in questione “Malattia X”.

E allora perché, perché ci siamo fatti trovare tutti così impreparati?

Ecco, immaginate se mesi o anni fa in Italia qualcuno si fosse messo a dire quelle parole di Bill Gates. A dire alla politica che anziché occuparsi di barconi e buongiornissimi avrebbe fatto meglio a preparare il nostro sistema sanitario. Argomento noioso e complesso.

Sappiamo tutti cosa sarebbe successo.

Titolo di Libero: “Ecco i gretini che portano sfiga”. Sottotitolo: “Grattiamoci i coglioni”. Salvini: “Le mamme e i papà, professoroni, la Madonna, i problemi sono altri, amici caffé, basta invasione, Bibbiano”. Gli altri politici e giornali: silenzio.

Perché? Perché il problema sono loro?
Sì, ma siamo anche noi.

Se noi la finiremo di andare dietro alle cazzate e finalmente, dopo questa esperienza, capiremo che competenza, prevenzione e serietà sono più importanti di felpe, slogan e titoloni, forse, ma forse, anche la politica si adeguerà. E non ci troveremo più, si spera, in queste condizioni.

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