Tavolo Fnopi ministero con Mangiacavalli e Speranza

Mozione FNOPI: su infermieri 118 respingiamo qualunque passo indietro

La Presidentessa FNOPI Barbara Mangiacavalli presenta una mozione a firma dei 102 Presidenti OPI provinciali accolta e firmata dal Ministro Speranza.

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Questa mattina FNOPI (Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche) presenta la propria mozione per lo sviluppo della professione e del Servizio Sanitario Nazionale, accolta e firmata dal Ministro Roberto Speranza che dichiara di aver trovato tutti gli aspetti che servono davvero a caratterizzare un Servizio Sanitario Nazionale (SSN) efficiente, universale e di qualità quale è il nostro. La notizia con il commento è reperibile sul sito FNOPI (LINK) come il testo completo della mozione che potete scaricare anche da qui (SCARICA MOZIONE FNOPI)

Quello su cui mi volevo soffermare è invece, neanche a dirlo, la parte relativa alla valorizzazione delle competenze acquisite negli anni in primis nel settore dell’Emergenza Urgenza 118 con la richiesta urgente e non più rinviabile di stabilire percorsi di studio utili alla formazione di infermieri specializzati. Riporta la mozione:

Sottolineano che l’obiettivo della professione infermieristica è rendere coerente l’esercizio professionale con le competenze acquisite nel corso degli anni, grazie a uno specifico percorso di studi rigoroso e robusto e in continua evoluzione e che necessità anche di una profonda revisione dei percorsi didattici alla luce della nuova epidemiologia della popolazione e della necessità improcrastinabile di avere infermieri specializzati.

Giudicano in questo senso la prima valorizzazione da attuare quella sul tema dell’emergenza urgenza-118 per la quale respingono con forza passi indietro e accettano solo modelli innovativi, coraggiosi e responsabili per realizzare i quali sono a disposizione delle Istituzioni.

Un primo passo verso l’auspicato riconoscimento dei modelli dove l’infermiere del 118 è inquadrato anche in un contesto di autonomia. Finalmente. Ricalca in parte quello che io ed altri ripetiamo da tempo, e cioè, che senza in alcun modo sostituire il medico, l’infermiere del 118 operante sui mezzi di soccorso in autonomia (da decenni ormai) merita il riconoscimento ma soprattutto la chiarezza e la tutela normativa sul ruolo e sulle funzioni anche al fine di consentire a tutti di svolgere il proprio dovere con la serenità che la delicatezza del compito richiede.

Il sistema 118 è e deve essere più articolato di quello che qualcuno vorrebbe. Riguardo alla realtà che conosco perché ci lavoro da 15 anni ormai posso affermare senza timore di smentita che la de-medicalizzazione non è mai esistita e che anzi, ad oggi la presenza di medici (intese come postazioni di mezzi con medico) nel SET-118 è al contrario aumentata e questo non è un male, anzi. Ma sostenere di voler dotare ogni singola area dalla più urbanizzata alla più remota e disabitata di equipaggi con medico, infermiere e autista è utopia. Un desiderio che tutti vorrebbero ma semplicemente irrealizzabile perché insostenibile.

Ed è per questo che i sistemi 118 più “anziani” sul territorio ragionano e lavorano da decenni su una più accurata suddivisione della risposta in termini di capacità assistenziale in modo da poter permettere una equa distribuzione delle risorse sul territorio garantendo già da quasi 30 anni la possibilità di medicalizzazione precoce a tutti senza la necessità di dotare ogni singola postazione di medico, infermiere e autista ne di prevedere ingaggi di mezzi con questa capacità (la massima possibile), anche su interventi codificati dalla chiamata non come emergenze.

Al netto di quanto sopra e di quanto accaduto in questi giorni devo però aggiungere un ulteriore e triste constatazione. Esiste una parte di infermieri che non si identifica nel secondo punto riportato sopra ed inserito nella mozione dalla federazione. Credo perché cresciuti in un sistema completamente diverso e quindi perché non hanno mai avuto modo di vedere quali siano i loro stessi possibili potenziali inespressi in grado di creare un sistema di risposta alle emergenze più articolato, efficace ed efficiente. Il tutto senza le temute “invasioni di campo”.

Consapevole del montare di qualche mal di pancia si spera solo che alle parole seguano i fatti.

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