Tiziana Panella La7

#PerStarePiùTranquilli

Il medico onnipresente come unica possibilità di un sistema sanitario efficiente, o forse no. Venerdì mattina è andata in onda la trasmissione Tegadà di La7, una delle tante in cui “esperti in tutto” con aria competente analizzano i fatti giornalistici degli argomenti più disparati e dall’alto della loro competenza, sparano. Uno degli argomenti della mattinata è stata la tragica…

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Il medico onnipresente come unica possibilità di un sistema sanitario efficiente, o forse no.

Venerdì mattina è andata in onda la trasmissione Tegadà di La7, una delle tante in cui “esperti in tutto” con aria competente analizzano i fatti giornalistici degli argomenti più disparati e dall’alto della loro competenza, sparano.

Uno degli argomenti della mattinata è stata la tragica morte di un uomo di 55 anni che, giunto in Pronto Soccorso a mezzanotte e trenta, è deceduto alle 7:00 circa dopo essere stato trasferito in un altro ospedale per essere operato d’urgenza. Il centro delle questione è che al paziente è stato assegnato un codice verde. Quello che appare sottinteso nella discussione (come accade in queste trasmissioni dove si dice e non si dice) è che il codice verde assegnato sia errato e sia diretta causa del decesso. Di più, come se fosse inserito nell’elenco delle patologie mediche:

E’ morta mia suocera.

Davvero!? Mi dispiace tanto, ma cosa è successo?

Ha avuto un codice verde.

Ah

Naturalmente queste due conclusioni sono ipotesi di reato che la magistratura dovrà accertare e neanch’io che un pochino me ne intendo ma mai quanto Tiziana Panella mi permetto di avventurarmi in conclusioni affrettate.

Si sa come funziona in questi casi: da una parte il dolore di una moglie per la scomparsa prematura ed improvvisa del marito, la voglia di chiarezza perché si capisce benissimo che un fatto così sia doloroso e inaccettabile. Dall’altra parte c’è Tagadà. E non servirebbe aggiungere altro.

Ma l’inchiesta va avanti e bisogna trovare il colpevole, se poi si riesce a costruire uno scandalo ancora meglio. Quindi la conduttrice, dopo un’attenta riflessione, si lancia in un discorso di elevato livello demagogico. E lancia la proposta del secolo: “Perché al triage non c’è un medico invece che un infermiere? forse non farebbe la differenza su tutti i casi, ma mi farebbe stare più tranquilla“.

Io che credevo che per stare tranquilli bastava una camomilla, un po’ di valeriana o nei casi più estremi qualche goccia di lexotan scopro improvvisamente che la vista di un medico al triage è il miglior rimedio.

L’accusa principale sul triage, che secondo la conduttrice ha in mano la vita dei pazienti, è che sia gestito da infermieri “che non hanno studiato per fare questo“. L’intervento è stato prontamente rafforzato da un massimo esperto in materia di DEA(Dipartimenti di Emergenza e Accettazione) casualmente presente in studio, Alessandro Cecchi Paone. Anche qui non aggiungo altro.

Il mirino si è quindi bloccato sulla presenza esclusiva di infermieri in triage come origine di tutti i problemi e questo ha scatenato un nuovo tam tam sul web assai prevedibile vista la diatriba di questi mesi sulle sospensioni dei medici di bologna che hanno autorizzato i protocolli di somministrazione dei farmaci per gli infermieri delle ambulanze.

Il Presidente della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI ha già inoltrato formale richiesta di rettifica alla rete televisiva.

In tutta questa vicenda però il problema è un altro, tutto Italiano, e ci tengo a tirar fuori la moglie dell’uomo deceduto da cui è scaturita la discussione perché come detto prima è comprensibilmente distrutta ed ha diritto a che venga chiarito fuori dagli studi televisivi quando è successo. E mi viene anche da perdonare Panella e Cecchi Paone perché anche loro si sono addentrati nel pressapochismo da bar dello sport e nella totale mancanza di fiducia verso le strutture e gli uomini dello Stato. Una caratteristica tutta nostra la mancanza di fiducia nel sistema pubblico che probabilmente deriva dal sistema anti-meritocratico delle raccomandazioni largamente diffuso da anni che ci porta a ritenere il dipendente pubblico incompetente quando non addirittura a ritenerci noi più competenti dell’incaricato esperto in materia.

Nello stesso tempo non mi sento di perdonarli perché certe affermazioni, fatte al bar dello sport non creano nessun danno, in una trasmissione televisiva di scala nazionale possono creare allarmismo ingiustificato ed alimentare quella mancanza di fiducia di cui sopra.

Mi sento di dire alla Sig.ra Panella ed al Sig. Cecchi Paone possono stare tranquilli anche senza medici-camomilla nei triage di Pronto Soccorso che sono attivi dagli anni ’90 con infermieri i quali nel tempo sono cresciuti come formazione di base e specifica. Quella dei triage Italiani è una esperienza che ha rivoluzionato e salvato tante vite nei pronto soccorso dove prima si veniva visitati semplicemente in ordine di arrivo (nei casi migliori) o secondo lo schema del “chi urla di più”.

Semplificare riducendo la soluzione di un presunto errore (ancora tutto da verificare) alla presunta mancanza di adeguata qualifica nello svolgimento del compito da parte degli infermieri è e rimane una chiacchera da bar che al massimo dimostra come certe trasmissioni televisive possano raggiungere bassezze simili pur di alzare gli ascolti speculando sul dolore di una persona che sta vivendo un dramma personale e come per stare più tranquilli è meglio non guardarle certe trasmissioni e documentarsi in altro modo.

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