Pubblicata oggi su quotidianosanità la notizia del passaggio alla commissione sanità del senato del DDL 1715 “Riforma del Sistema di emergenza sanitaria territoriale « 118 »” a prima firma Maria Domenica Castellone (M5S).
La vicenda alla quale in passato ho già dedicato ampio spazio, parte da una mozione finalizzata all’avvio di un iter di riforma del sistema 118 (da anni attesa) che per gli osservatori più attenti portava con se dei contributi di attori chiaramente identificabili e che non hanno tardato a manifestarsi. Riporto in particolare le dichiarazioni del Dott. Mario Balzanelli (Presidtente SIS118) sempre su quotidianosanità del 9/10/2019.
Il modello già dibattuto e che invito tutti a leggere appare quasi un tentativo di dispensare numerosi e prestigiosi incarichi di direzione dipartimentale unitamente a clamorosi passi indietro sulle organizzazioni delle centrali operative le quali (a leggere il testo) dovrebbero tornare ad essere su base provinciale anche dove già sono organizzate in strutture sovra-provinciali. Particolare aspetto che implica, tra l’altro, un aumento degli organismi direttivi e quindi degli incarichi di direzione attualmente accorpati in centrali di area vasta in diverse regioni del nord e del sud Italia.
C’è inoltre il sempreverde abbandono del concetto di numero unico di risposta 112 visto che si vorrebbe mantenere il 118 parallelo con tutto quello che questo potrebbe comportare in termini di vantaggi tecnologici ma considerato semplicisticamente da qualcuno “tempo perso” quando così non è: LEGGI.
Tutto questo ed altro viene condito con la garanzia di assunzioni nel sistema a tempo indeterminato per medici e infermieri con destinazione esclusiva. Per i medici sarebbe un enorme passo avanti visto che nel sistema attuale si trovano in larghissima parte in condizioni contrattuali instabili che in diverse realtà sfiorano i cooperativismo o che comunque non rispecchiano nei diritti e nelle retribuzioni quella che è la media retributiva del SSN. Anche per gli infermieri di diverse regioni questo aspetto sarebbe una svolta, uscendo una volta per tutte dal sistema delle cooperative e delle srl.
In generale questo si che sarebbe un contenuto insindacabile di qualunque riforma del 118, mi rimane soltanto il dubbio sulla destinazione esclusiva, in particolar modo dei medici, che in caso di figure specialistiche di livello elevato come gli anestesisti-rianimatori, non potendo più esercitare in ospedale vedrebbero venir meno la possibilità di mantenere elevati livelli di skills.
Ciò che invece fa sorgere molti dubbi sulla bontà della riforma risiede nel fatto che questa venga portata avanti con il contributo di una sola parte degli attori del sistema. Infatti, stando alle dichiarazioni, parrebbe che i contributi arrivino da SIS-118, società scientifica rappresentativa di una parte dei direttori dei SET 118 e delle centrali operative (prevalentemente al sud) e FNOMCEO cioè la federazione nazionale degli ordini dei medici. Mancano all’appello FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche) ed i restanti direttori di centrale operativa 118 che intanto si sono riuniti in un altra società scientifica (SIEMS – Società Italiana Emergenza Sanitaria). Aggiungerei, vista la rilevanza della questione ed i pareri non sempre concordi, la società scientifica SIIET (Società Italiana Infermieri Emergenza Territoriale), riconosciuti anche dall’attuale modello di riforma come parte fondamentale del sistema ed i quali, avendo una rappresentanza, dovrebbero essere resi partecipi insieme alla federazione. Vero è anche che, com’è noto a chi segue queste vicende, le vision delle rappresentanze di parte infermieristica (come quelle dei direttori di centrali del nord Italia) non sono del tutto coincidenti con il modello proposto e forse questo a qualcuno può far comodo per ottenere che passi la propria linea senza rischi di emendamenti.
Staremo a vedere sperando che gli esclusi chiedano di poter entrare nel processo di riforma.