Il celodurismo è messo a dura prova da Facebook

Quando ci si accorge di averla fatta grossa e il posto fisso comincia a scricchiolare, ecco che anche il duro più duro diventa così tenero che si taglia con un grissino.

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Anni di frustrazione, passati a mordersi la lingua per non farsi riconoscere e finalmente la rivalsa.

È indubbio che il mix Facebook-Populismo ha risvegliato gli istinti peggiori dell’Italiano anno 30 e in molti, ignorando i segnali di allarme, hanno cavalcato questa marea di odio gratuito e privo di contenuti reali o realizzabili.

Compreso Zuckerberg, che tardivamente corre ai ripari stringendo le maglie della policy di facebook attorno agli odiatori professionisti. Solo quelli con campagne pubblicitarie nulle o da quattro soldi però. Anche in casa Facebook il coraggio del difensore della moralità può attendere, se dall’altra parte piovono milioni di euro di pubblicità.

Tornando a noi, all’incirca dal 2015, abbiamo assistito ad un crescendo di odio da social che ha fatto sviluppare indisturbati, veri e propri professionisti del settore dotati di strumenti di profilazione e targeting di ultima generazione. Grazie al MoVimento, che del vaffa ha le fondamenta, ci siamo ritrovati i sovranisti al Giverno. E questi, come era ampiamente prevedibile, se li sono fagocitati in 6 mesi appena. Oggi la destra sovranista è quasi maggioranza nel paese e domina incontrastata su Facebook come è stato pubblicamente mostrato dall’inchiesta di Report che non ha fatto niente di più che togliere le fette di salame dagli occhi di chi avrebbe dovuto contrastare molto tempo fa il fenomeno odio-social.

Oggi abbiamo macchine rodate e potenti in grado di produrre un’enorme quantità quotidiana di fake- news create ad arte per fomentare l’odio. Gli strumenti previsti per arginare tutto questo sono palesemente insufficienti, segnalazioni e quant’altro sono infatti come un cucchiaino con il quale si tenta di svuotare un oceano.

In questo contesto sono emersi e si sono diffusi spargitori d’odio anonimi i quali, complice il vento favorevole, hanno avuto vita facile e hanno contagiato il social network più usato nel nostro paese. A questi si sono Uniti in coda immediatamente gli estremisti ma anche le persone semplicemente orientate verso il centrodestra fomentate ad arte contro l’immigrato, contro l’Europa, contro la sinistra e contro chi in generale la pensa diversamente. Di per sé essere contrari a qualcuno che la pensa diversamente o pensarla diversamente riguardo a qualche argomento non è un problema. Lo diventa nel momento in cui le modalità del dibattito sono quelle tipiche dell’estrema destra del ventennio, dove non è ammessa nessuna forma di contraddizione, dove chi la pensa diversamente è un nemico da soverchiare o distruggere con tutti i mezzi possibili. Leciti o illeciti. Con l’idea che si possa fare solo perché per il bene di tutti, ma questo il pensiero di una sola parte.

A questo punto, con il vento in poppa, moltissimi intolleranti odiatori vecchi o nuovi, si sentono in diritto di poter dire qualunque cosa pubblicamente. Facebook è diventato lo strumento prediletto è in grado di dargli voce facendo arrivare il messaggio a un gran numero di persone, raccogliendo consensi, convinti di restare impuniti dal punto di vista civile e penale quanta anche si superasse il limite. È vero che il legislatore non si è ancora adeguato a sufficienza a contrastare fenomeni e reati derivanti dalla comunicazione social, ma è anche vero che i possibili risvolti civili e penali non sono gli unici quando si supera il limite.

Quindi succede che un professore di un istituo superiore di Fiorenzuola d’Arda (PC), il Prof. Giancarlo Talamini Bisi, si senta in diritto di minacciare neppure tanto di nascosto i suoi alunni di chissà quale conseguenza sull’attività scolastica qualora li avesse riconosciuti tra i manifestanti delle c.d. sardine che da lì a poco si sarebbero trovati anche a Fiorenzuola. Talamini, che sul suo blog pubblicava “pensieri” che personalmente mi sembrano usciti da un documentario dell’Istituto Luce (invito a leggere quello sugli insegnanti per intenderci se lo reperite perché è stato rimosso insieme ad altri) con estrema leggerezza per un uomo maturo che ricopre un certo ruolo si espone pubblicamente.

Essendo il diritto a manifestare Costituzionalmente sancito, ed essendo lui un docente che quindi ha anche il dovere formare i ragazzi in linea con i principi della costituzione, queste dichiarazioni hanno scatenato un putiferio. Talamini è stato costretto rimuovere il post e il suo profilo non è più raggiungibile, non sappiamo se perché oscurato da Facebook a seguito di segnalazioni o dal professore stesso. Stampa, politica, Ministero e provveditorato tutti contro. Alcuni sicuramente per opportunismo ma la frittata c’è, ed è grossa, tanto che il Prof. sarà sicuramente costretto a difendersi in commissione disciplinare con il concreto rischio di licenziamento. C’è anche la possibilità che venga sospeso senza stipendio fino a che la vicenda non verrà chiarita. Lo ha capito Talamini, che ieri ha chiesto pubblicamente scusa diffondendo una nota scritta con una retromarcia totale sulle sue dichiarazioni pubblicata sui principali quotidiani, e che oggi è stato colto da un malore e ricoverato in ospedale. Per questo gli auguro la più rapida e totale guarigione.

Questa vicenda è l’ennesimo esempio lampante del celodurismo 2.0. Il celodurismo ai tempi di Facebook in cui tutti ci sentono in diritto di soverchiare il prossimo avvalendosi anche del proprio insignificante potere e della propria posizione. Molti lo fanno e lo fanno pubblicamente. Ma quando il fatto trascende la propria micro cerchia di amici e arriva alle cronache nazionali, ancor più quando ha per prepetrarlo è un dipendente pubblico con obblighi giuridici e morali ben precisi ecco che arriva la scure, non quella della Magistratura o almeno non immediatamente quella, ma quella mediatica che poi si traduce in pesanti conseguenze psicologiche e disciplinari con il rischio concreto di trovarsi disoccupati ha 50 anni e la legge Fornero abolita solo con i post Facebook.

La ragione di questo post non è dare addosso a Talamini ma utilizzarlo come esempio classico esempio del momento attuale in cui si sta verificando un cambiamento. Una strana inversione di rotta, non di quelle che ci si sarebbe aspettate. Nel senso che si assiste alla nascita spontanea di anti-hater, di cui le sardine sono solo la parte nello spettro visibile. Cioè le persone si sono stancate di odio e intolleranza e, di fronte a questi fenomeni, anziché ritirarsi, segnalare o lasciare che la cosa rimanga comunque limitata, passano al contrattacco riuscendo in qualche caso a farli emergere alle cronache nazionali. Perché gli hater, consapevoli o meno, hanno già da tempo superato io limite ed in molti sono appostati ad attendere solo che scrivano qualcosa di sbagliato e circostanziato, ininterpretabile, per mostrarlo ed esporlo al pubblico ludibrio. Nel modo esattamente uguale e opposto a quello che fino ad oggi Salvini e Co hanno riservato a studentesse minorenni o al Professore sul treno che denunciava publicamente un annuncio con contenuti ritenuti a sfondo razziale.

Il vento è cambiato ma non come ci si aspettava e questo lascia spaesati sia gli attuali capitani che chi dovrebbe opporsi a loro. Le persone hanno finalmente smesso di tollerare l’intolleranza. Mentre prima la forza della gogna era esclusivamente nelle mani di chi gestisce account social da milioni di follower, oggi milioni di singoli si coalizzano contro i seguaci/tifosi di questi. È anche peggio perché diventa difficile pubblicare milioni di foto e profili per invitare con qualche giro di parole, alle bastonate virtuali.

Un saluto da Piazza Duomo a Parma, già piena di sardine. Magari domani vi racconto.

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