Questione di coraggio

Il coraggio di esprimere il proprio pensiero in tempo di social è una questione che assume sempre più rilevanza. Un atto di civiltà che bisogna considerare seriamente se si vuole fermare la deriva verso l’odio e il tentativo di annientamento della critica e del dissenso cui si assiste tristemente. Il metodo è lo stesso dei…

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Il coraggio di esprimere il proprio pensiero in tempo di social è una questione che assume sempre più rilevanza. Un atto di civiltà che bisogna considerare seriamente se si vuole fermare la deriva verso l’odio e il tentativo di annientamento della critica e del dissenso cui si assiste tristemente.

Il metodo è lo stesso dei tempi del fascismo in chiave 2.0. Il capobastone accende la miccia con un post ed immediatamente i camerati danno sfogo al peggio che ci si possa attendere da un popolo – quello Italiano – che fino ad oggi era riconosciuto come civile, tollerante, solidale. Italiani brava gente dicevano.

Ma l’Italiano si sta rapidamente trasformando in qualcos’altro. Qualcosa che agli occhi di molti, credo ancora della maggioranza, appare ripugnante e ricorda gli anni più cupi della storia repubblicana.

Quando qualcuno prova ad esprimere un pensiero critico rispetto a quello del semi-Dio adorato, parte l’annientamento. Fatto di offese, umiliazioni e minacce lontane dal merito della discussione in oggetto e il più delle volte prive di qualsiasi fondamento. Gli argomenti sono un puzzle di slogan che questi pseudo-politici hanno consolidato nel tempo e aggiornano rapidamente per mantenere sempre alto il tono dello scontro.

Vi ricordate la ruspa? Superata. Le parole d’ordine vengono innestate nel pensiero unico attraverso la ripetizione ossessiva da parte dei leader e dei canali ad essi collegati in modo più o meno evidente. L’ultima che è stata innestata in questi giorni è “malox”. Ci toccherà sentirla come argomentazione per almeno un trimestre fino a che non verrà sostituita.

In questo scenario ognuno di noi è tenuto a esprimere il proprio dissenso quando lo ritiene opportuno. La paura di essere presi d’assalto che pervade il lettore ancora (fortunatamente) non allineato deve essere superata in nome del ritorno alla civiltà.

Ho personalmente sperimentato più volte ad esprimere il mio personale dissenso a un post quando i commenti ne esaltavano i contenuti. La cosa che ho notato con rammarico è che dopo il mio commento sempre – critico ma civile-, magari scritto ad ore di distanza dalla pubblicazione del post, ne compaiono altri sulla linea della critica. Quasi a significare che molti utenti, pur volendo esprimersi contrariamente, stavano lì nascosti ad attendere conferma che esista qualcuno a pensarla come loro.

Questo esperimento funziona bene però nei post dove i commenti sono decine. Per quelli in cui le manifestazioni di odio giubilante si contano a migliaia è inutile.

Bisogna che ognuno si assuma un pezzetto di responsabilità nella riconquista della civiltà. Lo dobbiamo ai nostri figli. Non possiamo lasciarli in un posto così squallido e pericoloso come quello cui si vuole trasformare il paese.

Ci vuole coraggio. Il coraggio di esprimere la propria idea anche quando ci appare minoritaria in quel dibattito. I social network hanno dato la possibilità a tutti di esprimere il proprio pensiero in modo orizzontale. Non possiamo lasciare che a farlo siano in prevalenza individui stracolmi di odio e invasati da approfittatori politici che a parole vogliono distinguersi da chi stava attaccato la poltrona, ma che in realtà si stanno dimostrando semplicemente più furbi e capaci di manipolare le masse per raggiungere lo stesso scopo. Anche se in questo modo toccherà a tutti pagare un prezzo altissimo.

ATTENZIONE

Se hai letto fino a questo punto probabilmente soffri di qualche disturbo non ancora individuato dalla medicina moderna.

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E inutile che provi non c’è via d’uscita.

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