infermiere del 118

Quali ruoli e quali competenze nel futuro del sistema 118?

Medici, infermieri e Autisti Soccorritori. I ruoli, le competenze e l’inquadramento nel futuro prossimo del sistema di emergenza urgenza

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L’inquadramento dei professionisti del futuro 118 è stato uno dei punti più caldi e dibattuti nella tavola rotonda del pala vela al Congresso Nazionale Emergenza Urgenza 2021. Il tutto si è svolto alla presenza e con la partecipazione attiva dei Senatori Anna Maria ParenteMaria Cristina CantùPaola Boldrini e Gaspare Marinello impegnati in commissione Sanità al Senato nel portare avanti ciascuno di loro uno o più dei sei DDL di riforma del sistema.

I Senatori hanno sottolineato il fatto che, data la complessità del tema e la numerosità delle proposte (alcune tra loro inconciliabili ndr), è stata istituita una commissione ristretta allo scopo di giungere ad una sorta di testo unico di riforma. E questa commissione è fermamente intenzionata a lavorare partendo dal contributo delle società scientifiche presenti al congresso.

Utilizzerò come punto di partenza i dati dell’indagine congiunta SIEMS (Società Italiana Emergenza Sanitaria) – SIIET (Società Italiana Infermieri Emergenza Territoriale) che mostrano una fotografia impietosa della profonda frammentazione dei sistemi ormai nota a tutti gli addetti ai lavori e non. Nord Est, Nord Ovest, Centro, Sud e Isole. Quattro aggregati ognuno con difformità di vedute e di impiego dei professionisti nei mezzi di soccorso con il classico differenziale massimo tra nord e sud che inevitabilmente condiziona in partenza quello che sarà il dibattito per la futura riforma dell’emergenza urgenza.

I dati mostrano come già la composizione degli equipaggi o più in generale la capacità assistenziale dei mezzi di soccorso, sia eterogenea con una concentrazione maggiore di mezzi con medico, infermiere e autista soccorritore al sud. Dati che la senatrice Anna Maria Parente ha definito “inquietanti”. Nell’ottica quindi di arrivare ad un sistema omogeneo su tutto il territorio nazionale e che consenta di ricevere la stessa risposta da Trieste a Lampedusa, si dovrà lavorare molto.

Ed è proprio su questo punto che la Dott.ssa Barbara Mangiacavalli Presidente FNOPI suggerisce ai Senatori di ascoltare i professionisti che già operano nel sistema attraverso le loro società scientifiche che da anni lavorano insieme proprio per questo. Di basarsi sui dati e sui flussi che già il Ministero possiede per valutare gli esiti dei vari sistemi regionali/provinciali e ponderare meglio la scelta verso quei sistemi che stanno assicurando esiti migliori.

L’altro aspetto dell’indagine che mostra con ancora più evidenza una differenza di vedute e che riguarda da vicino gli Infermieri del Sistema di Emergenza Urgenza è quello delle competenze avanzate che si concretizzano con l’applicazione di protocolli atti a salvaguardare le funzioni vitali. Di questo ha parlato il collega Enrico Lucenti del SET118 di Piacenza nel suo focus intitolato “L’identità professionale dell’infermiere di emergenza territoriale”.

La differenza tra nord è sud in questo caso è lampante e il legislatore sarà quindi chiamato a decidere cosa vuol farne degli Infermieri che, come ricorda Roberto Romano (Presidente SIIET) lavorano con una normativa vecchia di 30 anni che deve essere adattata continuamente alle nuove possibilità date dalla formazione universitaria e specifica. Gli infermieri in questo contesto lavorano secondo Romano non in sicurezza, secondo il sottoscritto invece senza la necessaria serenità. Aspetto che in situazioni di emergenza sarebbe il minimo sindacale.

Passando all’altro cielo del SET 118, la situazione non è migliore. Problemi diversi ma non meno importanti affliggono i Medici del sistema 118 come il precariato e la scarsa o assente formazione (in molti sono costretti ad auto-finanziarsi la formazione) che viene evidenziata da più parti durante la tavola rotonda. I dati dell’indagine SIEMS-SIIET anche sotto questo aspetto si evidenziano pesanti difformità e sui problemi dei Medici del 118 ho trovato interessante il focus presentato dal Dott. Alessandro Vergallo Presidente AAROI-EMAC (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani Emergenza Area Critica) e destinato sicuramente a far discutere dal titolo “Le professionalità necessarie per un soccorso pre-ospedaliero efficiente, appropriato, sostenibile”.

Nel focus viene rimarcato innanzitutto ciò che tutti i professionisti del sistema sanno (che lo dicano o meno) ovvero che troppi interventi del 118 sono impropri e spesso sovrapposti ai servizi di continuità assistenziale o medicina territoriale di base. Il fatto che in alcuni territori non venga considerata o venga sottostimata la necessità che il medico del 118 debba essere uno specialista anestesista-rianimatore o medico di emergenza urgenza è un aspetto che favorisce queste dinamiche e poco si adatta ad interventi veramente appropriati dove serve un’elevato livello di preparazione e adeguate skills.

NO all’idea che basti un medico per ritenere un’ambulanza adeguatamente medicalizzata

Dott. A. Vergallo – Congresso Nazionale Emergenza Urgenza 2021

Per questo motivo è pressoché inutile e dispendiosa la tendenza di alcune realtà a medicalizzare completamente il territorio. Il fabbisogno è spesso misurato su interventi di medicina territoriale, che vengono eseguiti da medici anche non specialisti emergentisti. Si ritiene opportuno quindi superare il DM 70/2015 con una revisione del rapporto tra mezzi medicalizzati ed infermierizzati perché i primi sono troppi e tolgono risorse a settori vitali del sistema di emergenza ospedaliera che oggi sono in carenza e andrebbero salvaguardati (anziché ulteriormente svuotati ndr).

Sfatare le tesi secondo le quali un infermiere esperto e competente nei settori ospedalieri d’emergenza e di rianimazione vale meno di un medico senza competenza ed esperienza specifica.

Dott. A. Vergallo – Congresso Nazionale Emergenza Urgenza 2021

Anche su questo verte l’ultimo passaggio del focus dedicato ad una delle sei proposte sul tavolo in commissione cioè il DDL 1715 Castellone oggi diventato Marinello (presente in sala). DDL contestato dalla maggioranza degli intervenuti al dibattito mattutino, in particolare dal Dott. Andrea Filippi Segretario FP CGIL Medici che lo ritiene «inaccettabile sotto tutti i punti di vista» tra le altre cose, perché intende frammentare ulteriormente la governance del sistema passando addirittura al livello provinciale e perché intende territorializzare il sistema separandolo in modo netto dal sistema ospedaliero e causando di conseguenza un gigantesco salto indietro.

Secondo il Dott. Vergallo il DDL Castellone-Marinello è costellato di mille errori, ma due in particolare sono evidenti: l’incompatibilità di medici e infermieri con il lavoro ospedaliero che invece dovrebbe essere parte dell’attività da svolgersi nei pronto soccorso e/o nelle unità di rianimazione al fine di mantenere adeguate skills e l’assenza di menzione delle due specialità mediche dell’emergenza (anestesia-rianimazione, medicina di emergenza-urgenza ndr) di cui si è parlato prima.

Infine la figura dell’autista-soccorritore che ho lasciato per ultimo non per rilevanza ma perché è risultata unanime la volontà di inquadrare finalmente questo professionista con un dettato contrattuale proprio e specifico ed è forse l’unico possibile punto di contatto tra tutte le proposte di legge oggi in discussione.

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