Sono diversi gli articoli pubblicati in questo blog che riguardano le analisi sugli altrettanti (e neanche tutti) disegni di Legge e proposte di riforma del 118 in discussione. Alcune già avanzano in commissione sanità, nel tentativo di arrivare alle camere per una definitiva approvazione. Per chi è curioso e ha tempo, rimando a tutti i post che riguardano la riforma del 118.
Tutte rappresentano più o meno i desiderata di una parte del sistema o addirittura le aspirazioni di carriera di determinate categorie e di singoli. Tutte, nella loro divergenza, rispecchiano l’attuale disomogeneità del sistema a livello nazionale e vorrebbero avvicinare il resto del paese ad un modello ritenuto vincente.
- Decreto Legge 34: il primo passo per una riforma del sistema emergenza urgenza presentato al CEU2023 a Firenze
- Terzo Congresso Emergenza Urgenza CEU 2023
- Istituire il profilo degli Autisti-Soccorritori: serve ragione e volontà
- La riforma del 118 è irrealizzabile
- Quali ruoli e quali competenze nel futuro del sistema 118?
- Congresso Nazionale Emergenza-Urgenza 2021: riformiamo il sistema 118
- La visione alternativa sulla riforma del 118
- DDL Riforma 118, FNOPI: una serie di contenitori senza contenuti
Nessuna dei queste proposte prende però in considerazione il fatto che il sistema 118 è a tutti gli effetti parte del Sistema Sanitario Regionale. Pertanto risponde alle regole e alle prassi della regionalizzazione del SSN, voluta dalla riforma del Titolo V della Costituzione che possiamo amichevolmente ricordare come la riforma del federalismo incompiuto.
La titolarità esclusiva delle funzioni tra i diversi livelli di governo in Sanità passa per la Conferenza Permanente Stato-Regioni. Quest’organo riunisce periodicamente tutti i presidenti di Regione con il Presidente del Consiglio o il Ministro per gli Affari Regionali (o altro Ministro in sua assenza). Possono essere invitati dalle Regioni gli esperti e i tecnici di volta in volta competenti della materia di cui si tratta.
La conferenza produce pareri, intese, accordi e delibere. Quando lo Stato centrale legifera in materia sanitaria, può produrre solo indirizzi in senso ampio e/o destinare finanziamenti anche con uno scopo ben definito. Come quello scopo debba essere raggiunto rimane competenza regionale. Per questo motivo, una riforma nazionale e omogenea del 118 dovrebbe passare dalla conferenza e perché questo accada occorrerebbe (udite udite) l’unanimità.
Considerato che il sistema 118 presenta enormi difformità tra un territorio regionale e l’altro, qualunque riforma ipotizzabile seppur di ampia veduta, comporterebbe una modifica sostanziale dell’assetto del sistema in alcune regioni. Le conseguenze per queste, sarebbero interventi radicali e/o aumenti di spesa consistenti. Anche se soltanto una delle regioni non è d’accordo con il disegno proposto per cassarlo. Infrangere la speranza degli operatori del sistema che da 30 anni attendono una riforma in grado di ri-ordinare il sistema è più che una possibilità.
Quindi non c’è una via d’uscita o perlomeno non ci sarebbe a meno di un irrealistica modifica della Costituzione. A meno che non si pensi a una norma in grado di “estrarre” il sistema 118 dal sistema sanitario per trasformarlo nella costola di qualcos’altro. Questa seconda ipotesi (Leggi: La vera riforma è rendere il 118 un servizio Ministeriale) non è poi così assurda.
Se infatti ci fermiamo un secondo ad esaminare bene la mission e l’organizzazione è possibile affermare che il sistema 118 sia sostanzialmente un servizio di sicurezza pubblica. Non è sbagliato affiancarlo ai Vigili del Fuoco che sono a tutti gli effetti “agenti di pubblica sicurezza”. Nel caso del 118 si tratterebbe di un servizio di pubblica sicurezza a specializzazione sanitaria anziché tecnica. In questo modo la materia diventerebbe di competenza dello Stato trattandosi di “Ordine e Sicurezza Pubblica”.
Non ho competenze di diritto sufficienti a poter affermare con certezza se e come questo distacco possa essere agito. Non saprei neanche dire se in questo caso ci sia l’obbligo di passare per la conferenza Stato-Regioni. Di sicuro se si vuole rendere un sistema di questo tipo veramente uniforme e Nazionale, la competenza deve essere spostata direttamente a un Ministero (Salute o Interni). In tal modo si darebbe titolarità allo Stato in materia, con la possibilità di riformare e regolare il servizio in modo più snello e seguendo l’iter legislativo ordinario dello Stato.